"Letterati all'opera"
Versione digitale della mostra realizzata dalla Biblioteca del Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell'Università di Bologna e allestita presso la Biblioteca del Dipartimento dal 18 settembre al 26 ottobre 2013.
I documenti presenti all'interno della mostra provengono dal fondo bibliografico appartenuto a Piero Camporesi, conservato presso la Biblioteca del Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica, oggetto di intervento all'interno del progetto "Una città per gli archivi".
La mostra virtuale "Letterati all'opera" rappresenta una selezione delle immagini della mostra reale. I pannelli delle bacheche contengono le didascalie di tutti i pezzi presenti nella mostra esposta presso il Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica in via Zamboni 32.
"Letterati all'opera"
Musica e letteratura intrattengono rapporti profondi in tutte le letterature europee: sorelle e rivali esse si sono ciclicamente avvicinate e allontanate, influenzandosi, condividendo forme, lottando per il primato nelle arti. La mostra intende seguire il filo rosso di questo rapporto dialettico attraverso i secoli, esponendo opere letterarie e critiche pubblicate tra il XVI e il XX secolo e acquisite dalla Biblioteca del Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica nel corso della sua lunga e complessa storia. L'attuale biblioteca, infatti, raccoglie la documentazione bibliografica e archivistica di quattro Istituti universitari, due Dipartimenti (pre-riforma) e di numerosi letterati e studiosi, che hanno lasciato, a vario titolo, le proprie raccolte librarie all'Ateneo di Bologna.
Il percorso parte dall'antica Grecia, attraverso il recupero delle fonti classiche attuato a partire dall'Umanesimo, per rintracciare l'origine mitica dell'arte delle Muse e la sua naturale unione con la poesia, in una sorta di simbiosi basata sul numerus, cioè sulla scansione ritmica di valori e accenti. Attraversa, poi, la tradizione dei Salmi cristiani, i riferimenti alla musica nella Commedia dantesca, le forme poetico-musicali dell'Ars nova trecentesca, e i componimenti di Petrarca, divenuto nel Cinquecento canone poetico e fonte fecondissima di testi per il madrigale rinascimentale. Giunge alla nascita del melodramma, tra la fine del XVI secolo e l'inizio del successivo, e ai suoi grandi autori (sopra tutti, Metastasio), soffermandosi sul conflittuale rapporto che i letterati del Settecento ebbero con l'opera in musica. Il percorso, infine, si chiude con alcuni esempi della grande tradizione musicale dell''800, esponendo una raccolta di libretti d'opera in cui sfilano Verdi, Puccini Wagner.
Bacheca 1
Il termine musica deriva dal greco mousiké, cioè ‘arte delle Muse’, e per i Greci corrispondeva a un complesso sistema comunicativo in cui erano inestricabilmente connesse la parola poetica cantata e recitata, il suono degli strumenti e la danza. Il rapporto tra poesia e musica dunque era strettissimo e naturale: il numerus, ossia la scansione ritmica di valori e accenti che si alternano con regolarità e secondo precisi principî, accomunava entrambe le arti, unendole in una sorta
di simbiosi, spontanea imitazione della natura attuata dagli uomini fin dalle origini. Si trattava quindi di una relazione formalistica: il fatto sonoro (sia monodico sia polifonico) seguiva la disposizione del testo poetico, intensificandolo, ma rimanendone completamente svincolato a livello semantico. Eraa, essenzialmente, una modalità di esecuzione del testo.
Le testimonianze della diffusione della musica, in questa sua ampia accezione, nel mondo classico e in quello medioevale sono numerosissime: essa accompagnava tutte le manifestazioni della vita sociale, pubblica e privata, sacra e profana, ma la sua tradizione essenzialmente orale ha impedito alla maggior parte delle intonazioni di giungere fino a noi, mentre sono sopravvissuti i testi poetici, in quanto in chartulis ... jacentia.
1. ANACREONTE (ca. 560 a.C. - 480 a.C.)
Odes d’Anacréon, traduites en françois, avec le texte grec, la version latine, des notes critiques, et deux dissertations. Par le citoyen Gail ...Avec estampes, odes grecques mises en musique par Gossec, Mehul, le Sueur, et Cherubini; et un discours sur la musique grecque, Édition plus complete que toutes celles qui ont paru jusqu’a ce jour, A Paris, de l’imprimerie de Pierre Didot l’aîné, an VII [1798-1799], in fol.
[Fondo Istituto di Filologia Classica, Facoltà di Lettere e Filosofia - Università di Bologna].
L’Ode appare nell’antica Grecia come componimento lirico (monodico o corale) accompagnato dalla musica. Anacreonte fu, insieme con Alceo, Saffo, Pindaro, tra i più celebrati autori di questo genere, che ispirò numerosi compositori tra il XVIII e il XIX secolo.
2. PLUTARCO (50 d.C. - dopo il 120 d.C.)
Bacheca 1 n.2
Opuscoli morali di Plutarco Cheronese; filosofo, & historico notabilissimo ... tradotti in volgare dal sig. Marc’Antonio Gandino, & da altri letterati Et in questa vltima impressione da infinitissimi errori espurgati, et diligentemenete corretti. Con due tauole, una delli opuscoli et l’altra delle cose notabili, In Venetia, appresso Gio. Battista Combi, 1625, in fol. [Fondo Istituto di Filologia moderna, Facoltà di Magistero - Università di Bologna]
Bacheca 2
Si deve a Jules Cambarieu, uno dei fondatori della musicografia francese, la scoperta di un manoscritto originale del X secolo d.C., in cui è contenuta una notazione musicale per l’Eneide. Il manoscritto, pervenuto allo studioso attraverso un voleur francese di origine italiana, attesta come il poema virgiliano, al pari delle Odi di Orazio, si prestasse, per la melodiosità delle parole, ad essere musicato, almeno in alcuni passi particolarmente poetici, come appunto i novissima verba di Didone del quarto libro. L’infelice amore tra la regina di Cartagine ed Enea fu riproposto da compositori e librettisti quali Giovan Francesco Busenello (1624), Henry Purcell (1689), Metastasio e Giuseppe Sarti (1724), Niccolò Jommelli (1746), Franz Joseph Haydn (1777-78) e Karl Gottlieb Reissiger (1824).
3. VIRGILÌO MARÓNE, Publio (70 a.C.-19 a.C.)
L'Eneide di Virgilio mantuano commentata in lingua volgare toscana da Giovanni Fabrini da Fighine & Filippo Venuti da Cortona, In Venetia, appresso Gio. Battista Sessa, & fratelli, 1576, fol. [Provenienza: Fondo Carlo Calcaterra]
4. VIRGILÌO MARÓNE, Publio (70 a.C.-19 a.C.)
5. COMBARIEU, Jules (1859-1916)
Fragments de l'Énéide en musique d'après un manuscrit inédit : Fac-similés phototypiques précédé d'une introduction, Paris, Picard et Fils, 1898 [Provenienza: Istituto di Filologia Classica, Facoltà di Lettere e Filosofia - Università di Bologna]
6. METASTASIO, Pietro (1698-1782)
Bacheca 2 n.4
P. Virgilii Maronis Opera ex recensione N. Heinsii et P. Burmanni ad Chr. Gottl. Heyne editionem accuratissime exacta, cum notis selectioribus, Venetiis, apud Thomam Bettinelli, 1784, 3 volumi, 8° [Istituto di Filologia Latina e Medievale, Facoltà di Magistero - Università di Bologna]
Bacheca 2 n.6
Opere di Pietro Metastasio. Didone abbandonata, Venezia, presso Ant. Curti q.m Giac., 1794, 16° [Fondo Piero Camporesi]
Bacheca 5
Fin dall’antichità alla figura del musicus che studiava la musica come scienza al pari dell’aritmetica e dell’astronomia (dal Medioevo il suo insegnamento fu parte delle discipline del Quadrivio) si contrapponeva quella del cantor, il musicista che la eseguiva. Tito Livio, storico latino sensibile a sottolineare gli aspetti antropologici della storia romana testimonia (Libro VII, 2) la nascita dei ludi scaenici a Roma, dove Livio Andronico per primo mise in scena intere azioni teatrali, intonate da cantori e accompagnate da flautisti. Garzoni, nel secondo Cinquecento, recuperò la lunga tradizione dei musici, con sguardo critico verso questa professione ‘di strada’ che, pur avendo precedenti classici illustri, aveva assunto, nel suo tempo, difetti gravissimi: i musici sono ritratti come capricciosi, ubriaconi, lascivi, “discordanti”, freddi e “sgarbati” nel cantare, per esplicito disprezzo dell’insegnamento degli antichi maestri. Garzoni lamentava così l’ormai invasiva presenza sulla pubblica piazza dei cantimbanchi, tra cui “principe” era Giulio Cesare Croce, cantore di storie e strumentista virtuoso tanto da meritarsi l’appellativo di ‘Giulio Cesare dalla Lira’. Tutt’altro che ingenua o incolta, la poesia del Croce componeva e recitava tutti i generi della tradizione popolare conservandone cadenze e memorie più o meno involontarie, ma soprattutto l’abitudine alla recitazione cantata, riconoscendosi una «vena naturale, | come si vede, non alta e sublime, I ma piana e dolce, al basso genio uguale».
13. LÌVIO, Tito (59 a.C.-17 d.C)
T. Liuij Patauini, Historiarum ab vrbe condita, libri, qui extant, XXXV cum vniuersae historiae epitomis. Adiunctis scholijs Caroli Sigonij, quibus ijdem libri, atque epitomae partim emendantur, partim etiam explanantur, Secunda editio, Venetijs, apud Paulum Manutium, Aldi F., 1566, fol. [Fondo Piero Camporesi]
14. GARZONI, Tommaso (1549-1589)
La piazza vniuersale di tutte le professioni del mondo, nuouamente ristampata, & posta in luce, da Thomaso Garzoni da Bagnacauallo. Coll'aggionta d'alcune bellissime annotationi, In Venetia, appresso l'herede di Gio. Battista Somasco, 1592, 4° [Fondo Istituto di Filologia moderna, Facoltà di Magistero - Università di Bologna]
15. Bertoldo con Bertoldino e Cacasenno in ottava rima aggiuntavi una traduzione in lingua bolognese con alcune annotazioni nel fine.
Bacheca 5 n.15
Bertoldo con Bertoldino e Cacasenno in ottava rima aggiuntavi una traduzione in lingua bolognese con alcune annotazioni nel fine. Parte prima che contiene Bertoldo, Di Bologna, per Lelio dalla Volpe, 1740, 12° [Fondo Dipartimento di Italianistica]
Bacheca 6
La correlazione fra musica e religione, raffigurata anche nella vignetta xilografica in apertura del Salterio dove il ‘poeta del Signore’ Davide suona la lira, è dovuta alla fortissima valenza simbolica attribuita, da sempre, al suono. In questo modo la musica trova spazio nei riti di tutte le religioni: suoni e parole metterebbero in contatto l’immanente con il trascendente. La parola salmo significa, in greco, ‘canto accompagnato con musica’ e infatti, la tradizione manoscritta tramanda i testi dei Salmi arricchiti da glosse e notazioni musicali, ripresi successivamente ad opera di celebri compositori. Preghiera è anche lo Stabat Mater, la cui attribuzione, seppur controversa, conduce a Jacopone da Todi. Melodia gregoriana popolarissima, in quanto usata per accompagnare la Via Crucis e altri momenti liturgici, fu posta in musica da oltre quattrocento compositori sia italiani sia stranieri, tra cui Giovanni Pierluigi da Palestrina (1590), Alessandro e Domenico Scarlatti (1710-15), Antonio Vivaldi (1715), Giovanni Battista Pergolesi (1736), Johann Sebastian Bach (1748), Franz Schubert (1815), Giuseppe Verdi (1898). Lauda, invece, indica un canto di lode e identifica una forma particolare di canto parareligioso, popolare, ad uso collettivo, in lingua volgare e generalmente anonimo. Progressivamente, a partire dal XVII secolo, dalla lauda si passò all’oratorio, componimento musicale d’ispirazione religiosa, ma non liturgica con trama compiuta, e
successivamente ad opere teatrali puramente intese, tra cui spiccano i melodrammi biblici di Metastasio.
16. Biblia sacra vulgatae editionis Sixti 5.
17. PALESTRINA, Giovanni Pierluigi da (1525-1594)
Cantica canticorum quinque vocibus Jo. Petri Aloysii Praenestini, partitura ms., 8°, inizio sec. XVII [Riproduzione. Museo internazionale
e Biblioteca della Musica - Bologna]
18. Il Cantico de’ cantici adattato al gusto dell’italiana poesia e della musica e corredato di note e osservazioni sul senso letterale da
Evasio Leone, Edizione quarta dall’autore riveduta ed accresciuta, Torino, dalla stamperia d’Ignazio Soffietti, 1796, 8° [Fondo Carlo
Calcaterra]
19. ERMINI, Filippo (1868-1935)
Lo Stabat Mater e i pianti della Vergine nella lirica del Medio Evo, Roma, Tipografia Salesiana, 1899 [Fondo Dipartimento di Italianistica
- Università di Bologna]
20. PERGOLESI, Giovanni Battista (1710-1736)
Stabat Mater in Fa minore a soprano e contralto con violini, partitura ms., 4° obl., metà sec. XVIII [Riproduzione. Museo internazionale
e Biblioteca della Musica - Bologna]
Bacheca 6 n.16
Biblia sacra vulgatae editionis Sixti 5. Pont. Max. iussu recognita atque edita, Venetijs, apud Iuntas, 1600, 8° [Fondo Carlo Calcaterra]
Bacheca 7
Dante nella musica
Tra XIII e XIV secolo si andò progressivamente manifestando quel ‘divorzio’ tra poesia e musica che i critici (Gianfranco Contini e Aurelio Roncaglia in primis) hanno così bene individuato. Mutò la natura stessa dei testi lirici, la cui destinazione non era più legata al canto bensì alla lettura poetica. Si sviluppò cioè una poesia pura, letteraria, autosufficiente che, comunque, fu oggetto d’interesse per i musicisti. La Divina commedia ebbe numerose ‘messe in musica’, di cui rimangono pochissimi frammenti, ma la scelta, in questo caso, come per le liriche da camera del XIX secolo ispirare ai versi del sommo poeta, fu maggiormente legata all’importanza e alla dignità dell’Alighieri che alla natura delle sue opere. Ancora ai primi del ‘900 gli episodi danteschi furono oggetto di opere drammatiche e musicali: Gabriele D’Annunzio compone nel 1902 la tragedia storica Francesca da Rimini, basata sul quinto Canto dell’Inferno, poi messa in musica da Riccardo Zandonai e rappresentata per la prima volta al Teatro Regio di Torino il 19 febbraio 1914 con grande successo di pubblico. Il Gianni Schicchi, opera in un atto di Giacomo Puccini, su libretto di Giovacchino Forzano, è invece basato sul trentesimo (vv. 22-48), in cui compare il ‘falsificatore di persona’ nella bolgia dei falsari. La prima assoluta ebbe luogo il 14 dicembre 1918 al Metropolitan di New York.
21. ALIGHIERI, Dante (1265-1321)
22. FORZANO, Giovacchino (1883-1870) - PUCCINI, Giacomo (1858-1924)
Il Tabarro; Suor Angelica; Gianni Schicchi, libretto a stampa, Milano, G. Ricordi, 1920 [Riproduzione. Museo internazionale e Biblioteca della Musica - Bologna]
23. D’ANNUNZIO, Gabriele (1863-1938)
Francesca da Rimini, Milano, Fratelli Treves, stampa 1903 [Fondo Libreria Palmaverde di Roberto Roversi]
24. D’ANNUNZIO, Gabriele (1863-1938)
Francesca da Rimini.
Bacheca 7 n.21
Dante con l'espositioni di Christoforo Landino, et d'Alessandro Vellutello. Sopra la sua Comedia dell'Inferno, del Purgatorio, & del Paradiso. Con tauole, argomenti, & allegorie, & riformato, riueduto, & ridotto alla sua vera lettura, per Francesco Sansouino fiorentino, In Venetia, appresso Giouambattista, Marchio Sessa, & fratelli, 1578, fol. [Fondo Pietro Abbadessa]
Bacheca 7 n.24
D'ANNUNZIO, Gabriele (1863-1938)
Francesca da Rimini. Tragedia in quattro atti, ridotta da Tito Ricordi, per la musica di Riccardo Zandonai, Parigi, Société anonyme des editions Ricordi; Milano, G. Ricordi, 1914 [Fondo Carmine Jannaco]
Bacheca 12
Anche se già dal Cinquecento gli intermezzi avevano trovato, tra i letterati, forti detrattori (Trissino, Giraldi Cinzio, Grazzini), ben più accaniti oppositori ebbe il melodramma, che nella prima stagione dell’Arcadia, fu oggetto di una vera ‘questione dell’opera’. Per i letterati impegnati nella riabilitazione e restaurazione delle regole, con valenze morali ed estetiche, (tra cui Muratori, Bettinelli e Martello) il dramma divenne il capro espiatorio contro cui scagliarsi: esempio di cattivo gusto e di ignoranza fu individuato come causa prima della corruzione della poesia italiana per tutto il Settecento. Ma sotto le critiche si nascondeva certo una completa e costante dimestichezza con i drammi dell’epoca e, in non pochi Arcadi, il medesimo coinvolgimento in quanto autori. L’antinomia tra pubblica condanna e più o meno compiaciuta frequentazione privata può essere dunque interpretata come segno dell’inevitabile, forzoso riconoscimento d’uno stato di fatto che sul
piano teorico non poteva invece trovare giustificazione. Su questa linea di biasimo si pongono anche Il teatro alla moda di Benedetto Marcello, uno dei testi più famosi all’interno del filone satirico-umoristico contro il melodramma, e la ‘galante farsetta’ Prima la musica e poi le parole di Giambattista Casti.
42. MURATORI, Lodovico Antonio (1672-1750)
Della perfetta poesia italiana spiegata, e dimostrata con varie osservazioni da Lodovico Antonio Muratori con le annotazioni critiche dell’abate Anton Maria Salvini ... accademico della Crusca, In Venezia, appresso Sebastiano Coleti, 1724, 2 volumi, 4° [Fondo Piero Camporesi]
43. BETTINELLI, Saverio (1718-1808)
Del risorgimento d’Italia negli studj nelle arti.
44-45. MARCELLO, Benedetto (1686-1739)
Il teatro alla moda.
46. CASTI, Giovan Battista (1724-1803)
Prima la musica, poi le parole, in Raccolta di melodrammi giocosi scritti nel secolo XVIII, Milano, dalla Società tipogr. de’ Classici italiani, 1826, 8° [Fondo Istituto di Filologia moderna, Facoltà di Magistero - Università di Bologna]
Bacheca 12 n.44-45
MARCELLO, Benedetto (1686-1739)
Il teatro alla moda. Scrittura satirica di Benedetto Marcello P. V. soprannominato principe della musica; premessevi alcune illustrazioni ed annotazioni per Andrea Tessier e la biografia dettata dal Conte Giammaria Mazzuchelli, Venezia, Tipografia dell’Ancora editrice, 1887 [Fondo Giuseppe Raimondi]
Il teatro alla moda, con un prologo e un sonetto satirici, a cura di Enrico Fondi, Lanciano, R. Carabba, 1913 [Fondo Giuseppe Raimondi]
Bacheca 14
Con il Romanticismo nell’opera in musica si consumò il definitivo ribaltamento di importanza tra testo e musica. L’allontanamento dalla lingua parlata (e letteraria) sia per vocaboli sia per struttura, fece nascere una “lingua dei libretti”, di tono alto, iperbolica, giustificata dalla forte enfasi ritmica che il testo doveva avere per ben rispondere alla musica, metricamente e sintatticamente più connotata che in passato. La ‘fabbrica’ del libretto ottocentesco obbediva in tutto e per tutto alla logica, solo apparentemente esterna, dell’effetto musicale tanto che il verso poetico era organizzato in modo da salvaguardare la resa della musica.
Ma non mancarono nemmeno oppositori a questa comune opinione: Antonio Ghislanzoni, autore dei versi dell’Aida, ad esempio, nella sua Poetica ad uso dei librettisti (1854-55) critica aspramente Metastasio «corruttore di questo genere perfettissimo di Poesia» e dichiara che «se la Musica esprime poco di sua natura, ma il verso dee supplirvi coll’esprimere troppo».
L’allineamento tra poesia e poesia in musica rimase comunque sostanzialmente invariato; solo verso la fine del secolo, mentre la poesia andava incontro a un rinnovamento radicale e irreversibile, la lingua librettistica si aprì a diverse soluzioni espressive: il punto di svolta fu, come è noto, la collaborazione tra Verdi e Boito, ovvero la realizzazione dell’Otello e del Falstaff, e infine quella della Bohème di Puccini, opere con cui la fisionomia del dialogo in scena e il rapporto tra personaggio e lingua apparirà definitivamente rinnovato. In Germania il protagonista indiscusso fu Richard Wagner, che riformò il libretto d’opera, sopprimendo il dualismo librettista-compositore e la distinzione tra recitativo e aria e sostituendo l’ambientazione storica con quella mitologica e leggendaria della tradizione tedesca. Anche per Wagner il testo è subordinato al suono: egli stesso nel saggio Musica dell’avvenire affermò che solo «nella musica, in questa lingua intellegibile ugualmente a tutti gli uomini, doveva risiedere la potenza grande e conciliatrice, la quale, risolvendo la lingua delle idee in quella dei sentimenti, comunicava a tutti gli uomini universalmente quanto di più impenetrabile vi è nella intuizione dell’artista».
51-54. Scelta di libretti a stampa pubblicati da Giulio Ricordi, con musiche di:
VERDI, Giuseppe (1813-1901) [Fondo Piero Camporesi]
55-58. Scelta di libretti a stampa pubblicati da Giulio Ricordi, con musiche di:
PUCCINI, Giacomo (1858-1924) [Fondo Piero Camporesi]
59. WAGNER, Richard (1813-1883)
Lohengrin. Grande opera romantica in tre atti, parole e musica di Riccardo Wagner, traduzione dal tedesco di S. De C. Marchesi, Sesto S. Giovanni, A. Barion, 1927 [Fondo Piero Camporesi]
60. WAGNER, Richard (1813-1883)
Musica dell’avvenire, ad un amico francese (Fr. Villot) quale prefazione ad una versione in prosa de’ miei poemi d’opera, traduzione dal tedesco di L. Torchi, 2. ed., Torino, Fratelli Bocca, 1907 [Fondo Enrico Maria Fusco]
61. WAGNER, Richard (1813-1883)
Sigfrido. Seconda giornata della trilogia L’anello del nibelungo, versione ritmica dal tedesco di A. Zanardini, Milano, G. Ricordi [Fondo Piero Camporesi]
62. WAGNER, Richard (1813-1883)
Siegfried (Der Ring des Nibelungen). Seconda giornata, in tre atti, nuova produzione, Milano, Edizioni del Teatro Alla Scala, 2013 [Fondo Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica - Università di Bologna]
61. WAGNER, Richard (1813-1883)
Lohengrin. Grande opera romantica in tre atti, parole e musica di Riccardo Wagner, traduzione dal tedesco di S. De C. Marchesi, Sesto S. Giovanni, A. Barion, 1927 [Fondo Piero Camporesi]
62. WAGNER, Richard (1813-1883)
Musica dell'avvenire, ad un amico francese (Fr. Villot) quale prefazione ad una versione in prosa de' miei poemi d'opera, traduzione dal tedesco di L. Torchi, 2. ed., Torino, Fratelli Bocca, 1907 [Fondo Enrico Maria Fusco]
63. WAGNER, Richard (1813-1883)
Sigfrido
64. Sigfrido [Teatro alla Scala]
Bacheca 14 n.51-54
La forza del destino. Opera in quattro atti di F. M. Piave
Aida. Opera in quattro atti di Antonio Ghislanzoni
Scelta di libretti pubblicati da G. Ricordi, con musiche di:
PUCCINI, Giacomo (1858-1924)
[Fondo Piero Camporesi]
Bacheca 14 n.61
Sigfrido. Seconda giornata della trilogia L'anello del nibelungo, versione ritmica dal tedesco di A. Zanardini, Milano, G. Ricordi [Fondo Piero Camporesi]
Crediti
La realizzazione della mostra digitale è stata resa possibile dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna in collaborazione con il Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell'Università di Bologna
Diritti
E' fatto divieto copiare e ridistribuire i contenuti e le immagini al di fuori dell'utilizzo personale
Inaugurazione della mostra: 18 settembre 2013
L'ingresso della mostra è gratuito
Ulteriori informazioni: Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell'Università di Bologna
E' possibile scaricare il Catalogo della mostra.
La mostra si inserisce all'interno della rassegna "Le Biblioteche d'Ateneo si mostrano"
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