IT-CPA-FT0073-0000157

Cupola di vihāra

1902 - 1903 (date attribuite)
riferimenti biografici

1 singola foto , positivo

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Identificazione

Identificativo scheda IT-CPA-FT0073-0000157
Identificativo gerarchico scheda 00001.00003.00322
Livello di descrizione documento
Titolo Cupola di vihāra (attribuzione del catalogatore)
Data 1902 - 1903 (date attribuite)
ricavata da riferimenti biografici
Consistenza 1 singola foto , positivo
numero di inventario FLP.630
Unità di conservazione scatola 14

Contesto

Responsabilità principali fotografo non identificato (fotografo principale) - attribuzione presunta

Contenuto

Note storiche Il soggetto della fotografia, registrato originariamente con il numero "390" presso il Lahore Central Museum, numero sostituito in seguito con il codice "G 121" (Errington1987: 462), è stato oggetto di interesse per gli studiosi internazionali fin dalla pubblicazione di Alfred Foucher L'art gréco-bouddhique du Gandhâra (1905: 188 e fig. 75), ma due anni prima rispetto all'archeologo francese, F. L. Pullé presentò questa stampa fotografica nel corso del Congresso Internazionale di Studi Storici di Roma del 1903, cercando anche in questo caso, come in molti altri, di trovare gli elementi che potevano far ricondurre il reperto al mondo classico e al mondo indiano insieme: «Un esempio interessantissimo della combinazione dei diversi elementi, del classico coll'indiano ci si presenta nella cupola di una stûpa o ćhatya, il tabernacolo o reliquiario come si può chiamare nei tempii buddhistici, che è il più delle volte la riproduzione in piccolo del grande edificio, la interna e nucleare concezione del tempio stesso. Qui noi vediamo il classico fregio dei putti reggenti il corso delle ghirlande, e posanti sopra ordini di dentelli e fregi, alternati colle cinte degli steccati o graticci, proprie e caratteristiche dei buddhistici monumenti, dei grandi stupa di Bharhut, di Amrâvatî, di Sanći» (1905: 109-110 e fig. 60). Interessante notare come Pullé identifichi la cupola come uno stūpa, al pari di quanto si trova scritto in Errington, ma differentemente da quanto sostenuto da Foucher e Ingholt (1957: 173-4 e fig. 468) che si rifanno entrambi ai racconti dei pellegrini cinesi riferiti alla ricchezza di decori dei vihāra del Gandhāra.
Criteri di organizzazione La stampa è montata su un cartoncino di supporto formato 24x34 cm.
Sul recto della stampa sono presenti i numeri mss. a caratteri fotografici "390" e "0 82", mentre sul verso del cartoncino di supporto è presente l'iscrizione ms. "73 Collezione Pullé".

La stampa era conservata all'interno della busta con etichetta recante l'iscrizione dattiloscritta "Cartone II: Ghandara - Chadigara".
Numero di catalogo assegnato nel corso dell'intervento di catalogazione della fine degli anni Ottanta del Novecento: 73.

Descrizione fisica e riproduzioni digitali

fotografia b/n, gelatina bromuro d'argento/carta, 24x19,5 cm. , orientamento verticale
La ripresa è stata realizzata sovrapponendo all'obiettivo una mascheratura con apertura centrale al fine di simulare un'inquadratura in soggettiva attraverso il buco di una serratura.

Fonti e risorse collegate

Bibliografia
  • F. L. Pullè, Riflessi indiani nell'arte romaica, Roma, Tipografia della Reale Accademia dei Lincei, 1905, volume VII, Atti della Sezione IV: Storia dell'Arte, pp. 57-116
  • A. Foucher, L'art gréco-bouddhique du Gandhâra, Paris, Imprimerie nationale, 1905, vol. I
  • H. Ingholt, Gandhāran Art in Pakistan, New York, Pantheon Books, 1957
  • E. Errington, The Western Discovery of the Art of Gandhāra and the finds of Jamālgarhī, 1987 notaTesi di dottorato, School of Oriental and African Studies

Condizioni d’uso

Note