IT-CPA-AV0011-0000001

Archivio audiovisivo di Corrado Calanchi

1954 - 1990

55 pellicole

Si compone di 55 bobine in formato 8mm di diversa lunghezza girate da Corrado Calanchi dal 1954 al 1990, e donate all'Archivio nazionale del film di famiglia dal figlio Stefano Calanchi il 15 marzo del 2008.

Il contenuto delle pellicole è in prevalenza a carattere familiare e riguarda principalmente eventi legati ai due figli del (…)

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Identificazione

Identificativo scheda IT-CPA-AV0011-0000001
Identificativo gerarchico scheda 00001
Livello di descrizione fondo
Denominazione Archivio audiovisivo di Corrado Calanchi
Tipologia dell'audiovisivo non fiction (film di famiglia)
Consistenza 55 pellicole
Soggetto conservatore Home movies - Archivio nazionale del film di famiglia
Via S. Isaia 18 - 40123 Bologna
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Contesto

Soggetti produttori
Storia archivistica Le pellicole erano state conservate da Stefano Calanchi, figlio del cineamatore, nella sua abitazione e non presentavano segni di decadimento a una prima analisi dello stato di conservazione. Il fondo è stato trasferito dall'abitazione privata dell'erede presso la sede dell'Archivio nazionale del film di famiglia dove è da allora collocato in locali idonei alla conservazione dei film.
Modalità di acquisizione Il fondo filmico Corrado Calanchi è stato donato all'Archivio nazionale del film di famiglia il 15 marzo 2008 per volontà degli eredi, i figli Stefano e Cristina Calanchi.

Contenuto

Si compone di 55 bobine in formato 8mm di diversa lunghezza girate da Corrado Calanchi dal 1954 al 1990, e donate all'Archivio nazionale del film di famiglia dal figlio Stefano Calanchi il 15 marzo del 2008.

Il contenuto delle pellicole è in prevalenza a carattere familiare e riguarda principalmente eventi legati ai due figli del cineamatore Stefano e Cristina, quali:

- le comunioni;
- le cresime;
- i compleanni;
- le gite fuori porta
- eventi pubblici a carattere quasi esclusivamente religioso, come gli "Addobbi" nota 1:La tradizione delle "Processioni Generali", popolarmente dette "Addobbi", nacque a Bologna tra il 1567 ed il 1570, quando il cardinale Gabriele Paleotti, primo arcivescovo della città, estese alle varie parrocchie della città l'obbligo della processione, ma senza un turno fisso. Si legge, infatti, negli ordini dati alle Compagnie del Santissimo: «Ogni anno, fra l'Ottava del Corpo di Cristo nella città si faranno le processioni per i Quartieri da quelle parrocchie solamente che il Vescovo ordinerà». Solamente nel 1670 però, per disposizione del cardinale Girolamo Boncompagni (arcivescovo di Bologna dal 1651 al 1684 e nipote di papa Gregorio XIII), venne istituito un turno decennale così che ogni parrocchia ebbe ogni dieci anni la sua processione eucaristica, che non era più quella "generale" che interessava tutta la città, perché si effettuava in un solo settore di essa, e restava un fatto circoscritto al territorio della singola parrocchia. La turnazione, così articolata, dalla quale nacque la denominazione "Decennali Eucaristiche" restò in vigore fino all'occupazione francese di Bologna quando un decreto napoleonico del 1806 ridusse il numero delle chiese parrocchiali, destinandone gran parte a sede di istituzioni civili e a usi militari, con conseguente sconvolgimento dell'antico ordinamento delle "Decennali", tanto che la pia usanza cadde nell'oblio. Fu il cardinale Carlo Oppizzoni che nel giugno 1817 ridette nuovamente vigore all'istituzione e dispose il nuovo ordine delle processioni che, con qualche modifica, è giunto fino ai giorni nostri (http://www.bpls.it/gruppobper/incontri/pdf_78/19_21_Gombi.pdf)., le visite alla madonna di San Luca a Bologna, la visita del papa a Bologna.

Oltre agli aspetti più propriamente familiari Corrado Calanchi ha documentato manifestazioni sportive e i raduni degli ex combattenti dell'Associazione nazionale genieri e trasmettitori d'Italia (Anget) nota 2:L'Anget è un'associazione d'arma e di volontariato per la protezione civile e per interventi umanitari anche all'estero, aperta a tutti coloro che hanno prestato o prestano servizio in reparti e organismi del Genio e delle Trasmissioni e a coloro che ritengono di identificarsi nei suoi valori ideali e intendono concorrere al conseguimento delle sue finalità. L'Associazione, che trae origine da un precedente sodalizio costituito nel 1930, ha personalità giuridica, è apolitica e apartitica, è senza fini di lucro e ha lo scopo di mantenere vivo il senso di solidarietà tra i militari in congedo e quelli in servizio, nel culto dell'ideale della Patria e nella esaltazione dei valori e delle tradizioni del Genio e delle Trasmissioni, un tempo unite in una sola arma dell'Esercito. L'Associazione nacque all'indomani della prima guerra mondiale. La sua denominazione era Associazione nazionale dell'arma del genio (Anag) e dal 1931 diede vita a un periodico mensile intitolato «Santa Barbara». Il suo primo presidente fu il generale Borgatti, illustre storico militare, fondatore del Museo storico dei Genio, che sollecitò anche il monumento all'Arma inaugurato a Roma nel 1925 in Castel S. Angelo e trasferito successivamente in Piazza Maresciallo Giardino. Nel 1934 l'Associazione prese il nome di Reggimento Genio "Mario Fiore". Ciò voleva significare la continuità del servizio del cittadino verso la Patria, dalla ferma di leva fino a tutto il lungo periodo del congedo. I tragici eventi che dal 1940 al 1945 sconvolsero l'Europa, il mondo, e in particolare la nostra penisola, posero fine alla vita del reggimento, ma non a quella dell'Associazione che ritrovò in alcuni gruppi autonomi a Napoli, a Venezia, a Milano e a Roma, la più genuina missione di mantenere vive le tradizioni dell'Arma e lo spirito di fratellanza fra coloro che ne avevano fatto parte in guerra come in pace. Rinato il Paese dopo il travaglio della Resistenza e della Liberazione, rimarginate le più gravi ferite e ricomposte nelle più ordinate strutture le Forze armate, il generale Jacoe cominciò l'opera di coordinamento dei gruppi sparsi, in cui lo spirito sano dell'Associazione si era mantenuto intatto (http://www.angetitalia.it/)., di cui è stato presidente dal 1972 al 1989, per la sede bolognese, e che si riuniva ogni anno in diverse località italiane.
Criteri di organizzazione Il riordino dell'archivio è stato effettuato in collaborazione con i figli del cineamatore, Stefano e Cristina Calanchi, avvalendosi della loro testimonianza diretta durante il visionamento dei film, e attraverso una intervista grazie alla quale si sono potute ricostruire le circostanze produttive che hanno portato alla realizzazione dei suoi film e della sua biografia. Al materiale filmico è stato dato un ordinamento basato sul criterio cronologico.

Approfondimenti e riproduzioni digitali

Fonti e risorse collegate

Condizioni d’uso

Consultabilità

Proprietà privata dell'Archivio nazionale del film di famiglia tramite atto di donazione controfirmato dai soggetti Donatore (Stefano Calanchi) e Associazione Home Movies.

Note

Note redazionali Inventario a cura di Karianne Fiorini redatto nel 2009 nell'ambito del progetto "Una città per gli archivi", promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.