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Gandusio, Antonio
29 luglio 1873 - 23 maggio 1951
Antonio Gandusio nasce a Rovigno d'Istria il 29 luglio 1873. Si accosta alle scene filodrammatiche durante gli studi universitari a Roma e viene subito notato dall'attrice e capocomico Adelaide Ristori; già nel 1899 entra nella compagnia di Alfredo De Sanctis nella parte di "attore brillante". Malgrado i successivi impegni con una decina di compagnie, consegue comunque la laurea in legge; negli anni seguenti interpreta ruoli sempre più complessi grazie alle esperienze (…) ➔
Identificazione
Descrizione
StoriaAntonio Gandusio nasce a Rovigno d'Istria il 29 luglio 1873. Si accosta alle scene filodrammatiche durante gli studi universitari a Roma e viene subito notato dall'attrice e capocomico Adelaide Ristori; già nel 1899 entra nella compagnia di Alfredo De Sanctis nella parte di "attore brillante". Malgrado i successivi impegni con una decina di compagnie, consegue comunque la laurea in legge; negli anni seguenti interpreta ruoli sempre più complessi grazie alle esperienze con le compagnie di Ermete Novelli, Virginia Reiter-Luigi Carini, Irma Gramatica-Flavio Andò. La mimica inconfondibile, la voce cavernosa e la scioltezza dei movimenti contribuiscono a renderlo il protagonista ideale della commedia goldoniana l'"Arlecchino servitore dei due padroni".Nel 1912 si unisce in sodalizio artistico con Lyda Borelli, ma nel 1915 viene chiamato alle armi da parte dell'Impero asburgico; Gandusio tuttavia ignora la chiamata alle armi e proprio quello stesso anno entra a far parte della compagnia di Maria Melato e Annibale Bertone diretta da Virgilio Talli, specializzandosi nella nuova drammaturgia italiana che annoverava fra gli autori di maggior spicco Luigi Chiarelli, Luigi Antonelli e Guido Cantini: fra i maggiori successi di questo periodo vi è sicuramente "La maschera e il volto" di Chiarelli. Gandusio recita a fianco di attrici teatrali del calibro di Dina Galli (con la quale forma anche un'autonoma compagnia), Laura Carli, Kiki Palmer, Cesarina Gheraldi, mentre nel secondo dopoguerra lo troviamo tra gli interpreti di "Euridice" di Jean Anouilh, di "Gente magnifica" di William Saroyan, dell'"Avaro" di Gustave Molière, con le regie di Luchino Visconti, Mario Ferrero, Luciano Salce. Intensa è anche la sua partecipazione a commedie cinematografiche, anche se solo raramente riesce a svincolarsi dalla ripetizione di un "tipo" già cristallizzato; tra le sue interpretazioni sul grande schermo si ricordano "Eravamo sette sorelle" (1937), "Frenesia" (1939), "Se non son matti non li vogliamo" (1941), "Stasera niente di nuovo" (1942) e "La vispa Teresa" (1943). Artista di grande sensibilità e di carattere schivo, bibliomane raffinato, il 23 maggio 1951 si spegne improvvisamente a Milano alla vigilia della messa in scena di "Miracolo a Milano", rivista teatrale per la regia di Vittorio De Sica. |
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Luoghi |
Rovigno (luogo di nascita, 29 luglio 1873) Roma (studi universitari, [1891 - 1895]) Italia (tournées teatrali, [1891] - 1951) Milano (luogo di morte, 23 maggio 1951) |
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Funzioni e attività | Attore di prosa e cinematografico, capocomico. |
Documentazione archivistica
Risorse collegate
Fonti utilizzate per la compilazione della schedaFonti bibliografiche: |
Note
Scheda descrittiva a cura di Lorenza Iannacci redatta nel 2012 nell'ambito del progetto "Una città per gli archivi", promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna. |