IT-CPA-ST0011-0000001

Archivio di Jacob Moleschott

1833 - 1895
con docc. dal 1810 e fino al 1933.

131 buste (con all'interno 2096 fascicoli, 226 registri, 4 volumi) + 9 buste (schedario Desittere)

Si compone della documentazione prodotta, acquisita e raccolta da Jacob Moleschott nel corso della sua vita.
Il suo archivio personale rappresenta in modo esaustivo dal punto di vista cronologico, le sue attività di medico, ricercatore, docente universitario e senatore del Regno d'Italia.
La documentazione personale, che risulta lacunosa, (…)

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Identificazione

Identificativo scheda IT-CPA-ST0011-0000001
Identificativo gerarchico scheda 00001
Livello di descrizione fondo
Denominazione Archivio di Jacob Moleschott
Data 1833 - 1895
con docc. dal 1810 e fino al 1933.
Consistenza 131 buste (con all'interno 2096 fascicoli, 226 registri, 4 volumi) + 9 buste (schedario Desittere)
Soggetto conservatore Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio
Piazza Galvani 1, 40124 Bologna
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Contesto

Soggetti produttori
Storia archivistica Dopo la morte del fisiologo olandese, avvenuta nel 1893, il suo archivio venne custodito dai figli, in particolare dalla figlia Elsa, mentre andarono all'Accademia di medicina di Torino alcuni "manoscritti" e i volumi della biblioteca di Moleschott, poi distrutti in un incendio nel 1943.
Nel 1894 Elsa Moleschott donò al marito Mariano Luigi Patrizi, anch'egli medico, alcuni appunti scientifici relativi ai primi anni di insegnamento del padre all'Università di Heidelberg.
Nel 1897, alla morte di Elsa Moleschott, la documentazione del padre passò al fratello Carlo.
Egli morì nel 1928 e l'archivio passò al cognato Mariano Luigi Patrizi, vedovo di Elsa, il quale si era trasferito a Bologna nel 1924, in quanto titolare di una cattedra di insegnamento in Fisiologia sperimentale all'Università.
Patrizi, che nel frattempo si era sposato nuovamente con Anna Maria Andrenelli, morì nel 1935.
Nel 1936 l'archivio di Jacob Moleschott venne donato dalla seconda moglie di Patrizi e dal figlio Irnerio alla Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna.
Albano Sorbelli, all'epoca direttore della Biblioteca, descrisse la consistenza dell'archivio in sei casse e, benché il fondo non avesse un legame diretto al contesto locale, ne esaltò l'importanza sotto il profilo scientifico e culturale, in ambito nazionale ed europeo.
Nel 1944, a causa del secondo conflitto mondiale, il palazzo dell'Archiginnasio fu bombardato e migliaia di manoscritti e di libri furono smembrati e lacerati, i fondi archivistici conservati nella biblioteca subirono ingenti danni e dispersioni. Tra i diversi archivi colpiti, il fondo Jacob Moleschott risultò uno dei più danneggiati: una parte delle carte andò infatti dispersa, altra documentazione perse l'ordine originario, altre carte del fisiologo olandese confluirono in altri fondi documentari e, allo stesso modo, in questo archivio si mescolarono i documenti e le carte manoscritte provenienti in particolare dai fondi Quirico Filopanti, Luigi Tanari e Giuseppe Ceneri.
L'archivio Moleschott ha subito un vero e proprio rimescolamento delle carte, il livello elevato di disordine fisico e la mancanza di strumenti di corredo originari ha creato non poche difficoltà nel riconoscimento e nella eventuale ricostituzione di un ordinamento originario delle carte.
Un primo intervento descrittivo sull'archivio, seppur interessando solo la metà del fondo, venne effettuato dal professor Marcel Desittere nel 1992, che, per conto del Comune di Bologna, elaborò delle schede analitiche cartacee di 109 cartelle di cui era costituito l'archivio. Fu lo stesso Desittere a dare notizia dell'esistenza di un carteggio privato di Jacob Moleschott conservato a Bologna presso un privato nota 1:M. DESITTERE, Un carteggio privato della famiglia Moleschott conservato a Bologna, «Filologia e critica», a. XXVIII, fasc. 1 (2003), pp. 96-113..
Nel 2006 è stata effettuata ad opera di Patrizia Busi, della Biblioteca dell'Archiginnasio, una ricognizione generale del fondo con l'intento primario di estrapolare la documentazione proveniente da altri fondi documentari.
Nello stesso anno l'archivio Jacob Moleschott fu segnalato perchè rientrasse all'interno del progetto "Una città per gli archivi", promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dalla Fondazione Cassa di risparmio in Bologna per il recupero degli archivi storici otto-novecenteschi della città di Bologna.
L'intervento di riordinamento e inventariazione è iniziato nel mese di ottobre 2008 e si è concluso nel 2012.
Modalità di acquisizione Nel 1936 l'archivio è stato donato da Anna Maria Andrenelli, vedova in seconde nozze di Mariano Luigi Patrizi, alla Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna.

Contenuto

Si compone della documentazione prodotta, acquisita e raccolta da Jacob Moleschott nel corso della sua vita.
Il suo archivio personale rappresenta in modo esaustivo dal punto di vista cronologico, le sue attività di medico, ricercatore, docente universitario e senatore del Regno d'Italia.
La documentazione personale, che risulta lacunosa, testimonia principalmente gli studi intrapresi da Jacob Moleschott nel campo della fisiologia, le specialità in cui si è perfezionato, i principali riconoscimenti di cui è stato insignito, le cariche da lui ricoperte.
In minima parte è presente documentazione domestica di natura contabile.
Una parte cospicua del fondo è costituita dalla corrispondenza che rappresenta la fitta rete di rapporti epistolari del medico, sia di carattere privato che pubblico, nell'ambito familiare, accademico e politico, con i più illustri personaggi e scienziati d'Europa.
Nell'ambito della sua attività di ricerca scientifica e come docente di fisiologia sperimentale, prima a Torino poi a Roma, sono presenti gli appunti, i quaderni preparatori delle lezioni, e gli esperimenti.
Gran parte della sua produzione è rappresentata dai manoscritti, editi ed inediti, delle opere scientifiche, principali e minori, dai saggi e articoli, dalle prolusioni accademiche, commemorazioni, discorsi celebrativi occasionali e dai discorsi politici pronunciati in Senato.
Costante, dall'arrivo in Italia, è stata l'attività svolta dal Moleschott come medico: sono presenti le schede cliniche dei pazienti e le ricette per la preparazione dei farmaci.
Alle attività di ricerca e professionali di Jacob Moleschott collaborava, nella redazione degli scritti, sua moglie Sophie Strecker: si è rilevata infatti la presenza, in numerose parti di manoscritti, di appunti ed anche in alcune schede cliniche la grafia della donna.
Nell'archivio del fisiologo olandese è confluita contemporaneamente e conseguentemente la documentazione prodotta da Sophie Strecker; sono presenti la corrispondenza e i documenti di natura letteraria, in base ai quali è possibile presupporre una particolare propensione e sensibilità di Sophie Strecker Moleschott allo studio e alla composizione poetica, anche se non sono state ritrovate testimonianze edite dei suoi scritti.
Nel fondo archivistico Moleschott sono presenti in minima parte anche documenti relativi ai suoi familiari: in particolare del figlio Carlo Moleschott, ingegnere, si trovano alcuni materiali a stampa e i diplomi; della figlia Elsa Moleschott, a stretto contatto con il padre per i suoi studi in medicina e intervenuta anche sull'organizzazione delle sue carte, sono presenti la corrispondenza e alcune memorie; seguono alcuni documenti personali dei figli Maria ed Hermann; si trovano inoltre all'interno del fondo archivistico i diplomi del padre di Jacob Moleschott, Johannes Franciscus Gabriel Moleschott, anch'egli medico, e la corrispondenza di Caroline Bansa Strecker, madre di Sophie Strecker.
Un cospicuo nucleo di documentazione è rappresentato dagli opuscoli a stampa relativi sia ad estratti e pubblicazioni dello stesso Moleschott, anche in numerose copie, sia dagli scritti pubblicati da colleghi e amici, ricevuti per dono e riportanti spesso la dedica.
Il fondo è costituito prevalentemente da documenti in lingua straniera: tedesco, neerlandese, francese, inglese; in parte è in italiano.
Criteri di organizzazione L'archivio si presentava, all'inizio dei lavori di riordinamento, organizzato in 216 mazzi che raccoglievano materiale ripartito per la maggior parte in tipologie documentarie: corrispondenza, appunti di natura scientifica, schede cliniche dei pazienti; a questi si aggiungevano: opuscoli con dedica, rassegna stampa, documenti personali, documenti di altri membri della famiglia Moleschott, raggruppamenti miscellanei.
Una minima parte dei mazzi era costituita da cartelle originali, coeve alla documentazione, all'interno delle quali erano apposte le segnature di una collocazione originaria.
Ogni mazzo era contrassegnato da una sigla composta dalle lettere A e B, corrispondente alla scaffalatura, seguita da un numero romano e un numero arabo progressivi, ad indicare il palchetto e la sequenza delle unità. Questo codice di collocazione, di cui si è tenuto conto in fase di descrizione delle unità archivistiche, è stato attribuito dal personale dell'Archiginnasio al momento della sua collocazione, ed è divenuta una sorta di segnatura nell'intervento di descrizione operato su 109 unità da Marcel Desittere, nel 1992.
Nel 2008 l'intervento di riordinamento è stato avviato partendo dall'analisi del contenuto dei mazzi, al fine di avere una fotografia d'insieme della sedimentazione delle carte e far emergere eventuali ordinamenti originari. Contemporaneamente è stato effettuato uno studio della storia dell'archivio e dello strumento di corredo esistente.
La ricognizione, in seguito alla quale è stato elaborato un elenco preliminare di tutto il fondo archivistico, ha da subito evidenziato che, oltre alle problematiche relative alla dispersione e al forte disordine generato dalle vicende belliche, l'archivio Moleschott presentava anche delle criticità nell'individuazione e nella ricostruzione di un ordine originario delle carte: la struttura dei fascicoli e dei diversi raggruppamenti di carte non risultavano infatti il frutto di una sedimentazione del tutto naturale e ragionata dallo stesso Moleschott, in quanto sono state riscontrate tracce di ordinamento attribuibili alla figlia Elsa, al marito Mariano Luigi Patrizi e forse anche a qualche suo allievo o assistente. La grafia di Elsa è presente in numerose unità, ad esempio: nella rassegna stampa troviamo fascicoli riportanti il titolo originale "Articoli che parlano di papà", mentre nella corrispondenza risultano trascritti sui fascicoli i nominativi dei mittenti, e viene impostato un ordine alfabetico.
Un'altra operazione in tempi più recenti è attribuibile anche a Marcel Desittere, il quale, durante il suo intervento di descrizione e separazione delle principali tipologie documentarie prodotte dal Moleschott, ha scorporato una parte della corrispondenza dei pazienti dalle schede cliniche alle quali erano allegate, nell'ottica di mantenere la struttura dei nuclei principali che componevano i mazzi: corrispondenza, schede cliniche, appunti manoscritti; si evince peraltro anche dalla sua relazione sul lavoro svolto inviata alla biblioteca (cfr. BCABO, Archivio amministrativo, prot. n. 1264/IV-3a del 13.11.1990).
Nonostante il complesso quadro iniziale, si è cercato di effettuare una prova di accorpamento dei documenti conservati nelle cartelle originali, tenendo in considerazione le etichette appostevi all'interno: si è potuto notare che esistevano delle partizioni della documentazione del Moleschott, ma non rigorose, ad esempio per la parte riguardante i manoscritti, gli appunti scientifici, gli opuscoli a stampa e le schede cliniche; ma non è stato comunque possibile ripristinare quell'organizzazione, sia perché le unità con le segnature risultavano esigue rispetto alla consistenza del fondo, sia perché non siamo certi che sia opera del soggetto produttore.
In seguito a queste operazione è stata formulata la struttura logica del fondo, confermata per la maggior parte fino alla conclusione dell'intervento, che rispecchia principalmente le attività del fisiologo, ma che contiene, dato lo stato di disordine in cui versavano le carte, anche accorpamenti documentari creati per tipologia e per tematica.
L'attività di descrizione archivistica, data l'elevata quantità di documentazione in lingua straniera, è stata possibile attraverso il supporto della traduttrice Stefania Stefani, la quale ha analizzato e tradotto documenti in lingua tedesca, neerlandese, francese, inglese.
Il materiale è stato separato e ordinato fisicamente, in sezioni e serie che sono da considerarsi non originali, ad eccezione di "Corrispondenza", "Schede cliniche" e "Rassegna stampa" per le quali esisteva un'organizzazione più evidente attribuita sia dallo stesso Moleschott che da sua figlia Elsa.
Nel riordinamento delle unità archivistiche si è tenuto conto, ove presente, della sequenza originaria delle carte.
Nel caso dei quaderni e degli appunti, in cui la documentazione è prevalentemente non datata, si è attribuito un arco cronologico che va dai suoi primi anni di docenza fino alla sua morte (1851 - 1893).
Alle opere si è attribuita la denominazione in lingua originale e si è cercato di mantenere, ove presente, la partizioni originaria dei testi. Per la datazione, ove non presente, è stata attribuita quella relativa alla prima edizione dell'opera, se edita.
L'organizzazione delle carte è stata effettuata seguendo un ordine cronologico, ad eccezione di una parte della serie "Corrispondenza", della serie "Appunti scientifici" e della serie "Lezioni", in cui le carte seguono un ordinamento alfabetico.
Incrementi previsti Nessun incremento previsto.

Fonti e risorse collegate

  • Presso la Sezione di fisiologia del Dipartimento di neuroscienze (ex Istituto di fisiologia) dell'Università degli studi di Torino, all'interno dell'archivio di Angelo Mosso (1846-1910), allievo, collaboratore e successore di Moleschott, è conservata documentazione prodotta da Jacob Moleschott e verosimilmente affidata a Mosso, ed in particolare:

    - Programmi d'esame degli insegnamenti tenuti da Moleschott all'Università di Torino (1861);
    - Quaderni delle lezioni di fisiologia (1865-1867);
    - Studi sulle canizie (1866);
    - Corrispondenza (1865);
    - Conti delle spese sostenute per il laboratorio (1873, 1881).

    Presso il medesimo istituto sono conservati tre volumi manoscritti denominati "Phisiologie des Hoffenestalt" contenenti osservazioni sperimentali di Jabob Moleschott, donati dai figli Carlo ed Elsa il 19 aprile 1894.

    Presso la signora Raffaella Sacchetti di Bologna è conservato un carteggio intercorso tra i membri della famiglia Moleschott.
Bibliografia sulla documentazione
  • Carla De Pascale - Alessandro Savorelli, L'archivio di Jacob Moleschott (con documenti inediti e lettere di F. De Sanctis, S. Tommasi e A. De Meis), edito in «Giornale critico della filosofia italiana», anno LXV (LXVII), fasc. II, maggio-agosto 1986, pp. 216-247
  • Carla De Pascale - Alessandro Savorelli, Sechzehn Briefe von L. Feuerbach an J. Moleschott, edito in «Archiv für Geschichte der Philosophie», Bd. 70, 1988, Heft 1, pp. 46-77

Condizioni d’uso

Strumenti di ricerca

Schedario analitico delle unità archivistiche del fondo Jacob Moleschott individuate dalla lettera dell'alfabeto "A", a cura di Marcel Désittere, redatto nel 1992 per conto del Comune di Bologna (9 bb.).

Stato di conservazione buono

Note

Note redazionali Inventario a cura di Arianna Zaffini e Salvatore Alongi redatto tra il 2008 e il 2012 nell'ambito del progetto "Una città per gli archivi", promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dalla Fondazione Cassa di risparmio in Bologna: in particolare ad Arianna Zaffini si deve la schedatura e la predisposizione della struttura (2008-2012), mentre a Salvatore Alongi si deve il riordinamento e la revisione finale delle schede (2012).