IT-CPA-ST0044-0002975

Opera pia conte Cesare Mattei

1905 - 1919
con docc. dal 1847 e al 1989.

6 buste, 1 registro,

La documentazione è conservata presso l'Archivio di Stato di Bologna (ASBo).

La serie si compone della documentazione di pertinenza dell'Eredità Mattei, entrata nelle casse dell'Ospizio dei vecchi settuagenari con r. d. del 20 ottobre 1905. Si segnala la presenza di un piccolo nucleo del fondo personale di Cesare Mattei, acquisito (…)

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Identificazione

Identificativo scheda IT-CPA-ST0044-0002975
Identificativo gerarchico scheda 00001.00005.00007
Livello di descrizione serie
Denominazione Opera pia conte Cesare Mattei
Data 1905 - 1919
con docc. dal 1847 e al 1989.
Consistenza 6 buste, 1 registro,

Contesto

Storia istituzionale / Biografia Il conte Cesare Mattei nacque a Bologna l'11 gennaio 1809 da famiglia agiata, proprietaria di beni immobili e fondiari nelle zone di Bologna, Budrio e Comacchio.
Cresciuto a contatto con personalità come Marco Minghetti e Paolo Costa, nel 1837 fu uno dei fondatori della Cassa di risparmio in Bologna.
Nel 1847 ricevette il titolo di conte da papa Pio IX, a fronte di una donazione terriera nel territorio di Comacchio. In seguito, venne nominato deputato al Consiglio di arruolamento della Guardia civica bolognese con il grado di tenente colonnello e capo dello Stato Maggiore, carica che venne poi abbandonata nel 1848. In quell'anno, infatti, fu eletto nel Consiglio dei deputati dello Stato pontificio. Nel 1850, dopo la morte della madre a causa di un tumore, decise di ritirarsi dalla vita politica per dedicarsi allo studio della medicina. In questo periodo acquistò i terreni dove sorgevano le rovine dell'antica rocca di Savignano, nell'alta valle del Reno, e il 5 novembre dello stesso anno pose la prima pietra del castello che avrebbe chiamato Rocchetta, dove si stabilì definitivamente a partire dal 1859.
Il suo intento originario era quello di costruire un castello di stile medioevale, ma nel 1854, dopo aver visitato il Sydenham Christal Palace di Londra, dove erano allestiti i padiglioni illustranti lo sviluppo dell'architettura del passato, ispirati alla cultura orientale (di cui l'Alhambra era l'espressione moresca), modificò alcune parti della costruzione già in opera, con l'aggiunta di cupole, archi, e cortili sul modello dell'Alhambra di Granada e della moschea/cattedrale di Cordoba.
Dal 1859 il conte non abbandonò quasi più il suo castello e si dedicò allo studio dell'omeopatia e della medicina. Andando oltre le teorie di Hahnemann (fondatore dell'omeopatia) elaborò una nuova scienza medica che chiamò elettromeopatia, basata sull'abbinamento di granuli e fluidi omeopatici con 5 liquidi elettrici per ristabilire l'equilibrio fra le due cariche elettriche del corpo e ricondurre la parte dolente allo stato neutrale. Per i suoi preparati Mattei usava varie erbe medicinali, ma nelle sue lettere egli ribadiva che avrebbe potuto ottenere gli stessi risultati usando una qualsiasi essenza, perché non era tanto importante l'erba medicinale usata, quanto il metodo di preparazione, che egli, comunque, teneva gelosamente segreto.
Nel 1881, benché avversato dalla medicina ufficiale, Mattei iniziò la produzione in massa dei rimedi elettromeopatici esportandoli anche all'estero. I depositi riconosciuti ed autorizzati, oltre a quello di Bologna, erano 26 in tutto il mondo, aumentati a 107 nel 1884. Il conte curava gratuitamente le persone indigenti ed era caritatevole con i poveri che si rivolgevano a lui per essere aiutati.
Negli anni 1887-1888, errate speculazioni finanziarie del nipote Luigi Mattei, predestinato erede e co-intestatario di quasi tutte le proprietà, causarono una gravissima crisi economica alla famiglia. Non riuscendo a far fronte ai debiti e agli altissimi tassi degli usurai, molti beni vennero messi all'asta. La rovina minacciò di sommergere tutto il cospicuo patrimonio, compresa la Rocchetta.
In quelle circostanze Mattei decise di diseredare il nipote e riuscì in parte a sanare la situazione, coadiuvato dal suo collaboratore Mario Venturoli (1858-1937), che adottò nel 1888 in segno di riconoscenza.
Nel 1895, ormai anziano e reso paranoico dalle continue dispute con i medici allopatici, a causa di una incomprensione con la nuora (sospettata di aver tentato di ucciderlo servendogli un caffè avvelenato), cacciò lei e il figlio adottivo Mario dal castello e in seguito li diseredò. Morì il 3 aprile 1896 all'età di 87 anni.
Durante la sua vita trovarono lavoro e benessere tutte le famiglie della zona e il territorio, povero e poco abitato, conobbe sviluppo e prosperità anche grazie alla costruzione della linea ferroviaria Bologna-Riola da lui voluta. Era sempre caritatevole con i poveri che avevano bisogno di cure ai quali dava i medicinali gratuitamente. Il feretro fu trasportato nella chiesina di Savignano con l'onore della musica di Porretta e circa 2000 persone a seguito. Il 14 aprile 1896 fu celebrato un ufficio con 60 sacerdoti e più di 6000 persone, che si accalcarono negli spazi intorno alla chiesa per rendergli omaggio.
Nel 1904, dopo aver impugnato il testamento, il Venturoli riuscì a risultare coerede, terminò i lavori alla Rocchetta, rimodernò case e villini e continuò l'attività elettromeopatica. Nel 1906, come espressamente richiesto nel testamento, le spoglie del Mattei vennero portate in Rocchetta e tumulate nella cappella.

Nel testamento del 22 dicembre 1895 il conte stabiliva che con le sue sostanze venisse fondato un ente morale i cui scopi precipui fossero la conservazione del castello della Rocchetta (dimora del Mattei) e la beneficenza, e ne affidava l'amministrazione all'Ospizio dei vecchi settuagenari, rappresentato dal Regio ricovero di mendicità Vittorio Emanuele II, designato erede universale.
Le controversie legali successe alla morte del conte Mattei, avvenuta il 3 aprile del 1896, si conclusero con un accordo fra le parti solo nel 1904, quando venne perfezionata la transazione dell'eredità al ricovero.
L'autorizzazione ad accettare l'eredità fu concessa con r. d. il 20 ottobre 1905.
Storia archivistica La serie è conservata presso l'Archivio di Stato di Bologna (ASBo), a cui è pervenuta in seguito a convenzione di deposito del 1979, integrata nel 1981.

Dal momento in cui l'eredità Mattei fu acquisita dall'Ospizio dei vecchi settuagenari, il 20 ottobre 1905, ne venne acquisita anche la documentazione di pertinenza, che andò di fatto a costituire un'ulteriore serie della "Tabella descrittiva dell'ordinamento dell'archivio" in uso dal 1892 nota 1:ARCHIVIO DI STATO DI BOLOGNA, Istituto di cura e riposo Giovanni XXIII, Regio ricovero Vittorio Emanuele II, Serie III, b. 1, fasc. 3..

Si rileva che gran parte dell'archivio personale del conte Mattei - più di 50 buste, conservate in parte alla Rocchetta ed in parte a Bologna in via Mazzini e in via del Seminario, presso le sedi della società di prodotti elettromeopatici da lui fondata - venne disperso dagli eredi nel mercato antiquario nel secondo dopoguerra.

Contenuto

La documentazione è conservata presso l'Archivio di Stato di Bologna (ASBo).

La serie si compone della documentazione di pertinenza dell'Eredità Mattei, entrata nelle casse dell'Ospizio dei vecchi settuagenari con r. d. del 20 ottobre 1905. Si segnala la presenza di un piccolo nucleo del fondo personale di Cesare Mattei, acquisito contestualmente all'accettazione dell'eredità e successivamente incrementato dal Regio ricovero Vittorio Emanuele II con documentazione varia inerente alla vita e all'attività del Mattei (fotocopie, ritagli di giornale ecc.) 
La documentazione è costituita soprattutto da:

- corrispondenza del conte Mattei;
- corrispondenza e documentazione relative alla transazione dell'eredità del Mattei;
- documenti contabili (carteggio relativo all'approvazione dei bilanci, nel quale sono conservati i bilanci stessi);
- miscellanea.

Fonti e risorse collegate

Condizioni d’uso

Strumenti di ricerca

La serie è inclusa nell'inventario VI/462 (ex VI/27B), consultabile in sala di studio: Fondo Istituto di cura e riposo Giovanni XXIII, Opera Pia Mattei, nn. d'ordine 1-6.

Note