IT-CPA-FT0073-0000177

Testa frammentata

1902 - 1903 (date attribuite)
riferimenti biografici

1 singola foto , positivo

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Identificazione

Identificativo scheda IT-CPA-FT0073-0000177
Identificativo gerarchico scheda 00001.00003.00232
Livello di descrizione documento
Titolo Testa frammentata (attribuzione del catalogatore)
Data 1902 - 1903 (date attribuite)
ricavata da riferimenti biografici
Consistenza 1 singola foto , positivo
numero di inventario FLP.540
Unità di conservazione scatola 12

Contesto

Responsabilità principali fotografo non identificato (fotografo principale) - attribuzione presunta
Storia archivistica Il frammento di statua riprodotto nella fotografia, di cui si ha una copia identica conservata presso il Victoria & Albert Museum nell'album donato nel 1908 da John Lockwood Kipling (v. BSE), secondo quanto riporta Errington è oggi presso il Government Museum & Art Gallery di Chandigarh (1987: 457). F. L. Pullè, nell'acquisirne una copia al Lahore Central Museum riteneva che esemplari del genere fossero «interessanti non solo per lo sviluppo della tecnica, quanto per lo studio dei differenti tipi etnici che caddero sotto la osservazione e lo scalpello degli artisti del Pengàb [sic]» (Pullè 1905: 85). Nel presentarli al pubblico del Congresso Internazionale di Scienze Storiche, tuttavia, lo studioso mostrava anche la limitatezza delle sue conoscenze, sia in merito alla nascita del Buddhismo, su cui al tempo si dibatteva largamente, sia in riferimento al soggetto ritratto in fotografia, che Pullè assimila a un bodhisattva, benché a tutta prima non si possa essere così certi dell'identificazione. Valga in proposito l'interpretazione proposta nella scheda del Victoria & Albert in cui si fa riferimento alla testa di un re. Nel rivolgersi al pubblico del Congresso, in ogni caso, Pullè riferiva a riguardo, confermando che lo studio del Buddhismo era ancora in una fase incerta: «In generale i Bodhisattva vengono resi con tipi principeschi, di ragaputra [sic], quale era la origine del Maestro stesso; altri sostenne che alcune di codeste figure rappresentasssero Siddhārtha, ossia Buddha medesimo nella sua giovinezza di principe mondano; mentre altri vi scorgeva veri e propri ritratti di re e signori fautori del buddhismo. Di comune questi personaggi hanno i baffi e gli ornamenti del capo, turbante e diademi. Dalla fig. 18 che è nella trattazione arcaicizzante, con ornamenti di carattere persiano...» (Pullè, 1905: 86)

Contenuto

Note storiche Il frammento di statua riprodotto nella fotografia, di cui si ha una copia identica conservata presso il Victoria & Albert Museum nell'album donato nel 1908 da John Lockwood Kipling (v. BSE), secondo quanto riporta Errington è oggi presso il Government Museum & Art Gallery di Chandigarh (1987: 457). F. L. Pullé, nell'acquisirne una copia al Lahore Central Museum riteneva che esemplari del genere fossero «interessanti non solo per lo sviluppo della tecnica, quanto per lo studio dei differenti tipi etnici che caddero sotto la osservazione e lo scalpello degli artisti del Pengàb [sic]» (Pullé 1905: 85). Nel presentarli al pubblico del Congresso Internazionale di Scienze Storiche, tuttavia, lo studioso mostrava anche la limitatezza delle sue conoscenze, sia in merito alla nascita del Buddhismo, su cui al tempo si dibatteva largamente, sia in riferimento al soggetto ritratto in fotografia, che Pullé assimila a un bodhisattva, benché a tutta prima non si possa essere così certi dell'identificazione. Valga in proposito l'interpretazione proposta nella scheda del Victoria & Albert in cui si fa riferimento alla testa di un re. Nel rivolgersi al pubblico del Congresso, in ogni caso, Pullé riferiva a riguardo, confermando che lo studio del Buddhismo era ancora in una fase incerta: «In generale i Bodhisattva vengono resi con tipi principeschi, di ragaputra [sic], quale era la origine del Maestro stesso; altri sostenne che alcune di codeste figure rappresentasssero Siddhārtha, ossia Buddha medesimo nella sua giovinezza di principe mondano; mentre altri vi scorgeva veri e propri ritratti di re e signori fautori del buddhismo. Di comune questi personaggi hanno i baffi e gli ornamenti del capo, turbante e diademi. Dalla fig. 18 che è nella trattazione arcaicizzante, con ornamenti di carattere persiano...» (Pullé, 1905: 86)
Criteri di organizzazione La stampa è montata su un cartoncino di supporto formato cm.
Sul recto della stampa sono presenti il numero "109" ms. sul reperto parzialmente cancellato ad inchiostro e l'iscrizione ms. "Ritratti" , mentre sul verso del cartoncino di supporto sono presenti le iscrizioni mss. "N. 144 D" e"111 Coll. Pullé".

La stampa era conservata all'interno della busta con etichetta recante l'iscrizione dattiloscritta "Cartone II: Ghandara - Chadigara".
Numero di catalogo assegnato nel corso dell'intervento di catalogazione della fine degli anni Ottanta del Novecento: 111.

Descrizione fisica e riproduzioni digitali

fotografia b/n, gelatina bromuro d'argento/carta, 19,5x13,5 cm. , orientamento verticale

Fonti e risorse collegate

Bibliografia
  • F. L. Pullè, Riflessi indiani nell'arte romaica, Roma, Tipografia della Reale Accademia dei Lincei, 1905, volume VII, Atti della Sezione IV: Storia dell'Arte, pp. 57-116
  • E. Errington, The Western discovery of the art of Gandhāra and the finds of Jamālgarhī, 1987 notaTesi di dottorato, School of Oriental and African Studies
Risorse web

Condizioni d’uso

Note